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Per l’asma è più corretto parlare di periodi di benessere clinico, cioè di periodi di completa e totale assenza di sintomi correlati all’asma, che possono essere anche molto lunghi (molti anni). È stato dimostrato infatti che anche durante questi periodi di benessere, a livello bronchiale persiste l’infiammazione.
La terapia per l’asma, da alcuni anni, è definita come la dose minima di farmaci inalatori che controlla la malattia (che significa eliminare tutti i sintomi ma avere la necessita di ricorrere al salbutamolo al bisogno) e riduce il rischio futuro di sviluppare complicanze (come alterazioni permanenti della funzione respiratoria) o crisi gravi di asma.
Una volta fatta la diagnosi di asma bronchiale si usufruisce su tutto il territorio nazionale di una esenzione (Codice esenzione 007.493) che permette di eseguire la visita pneumologica di controllo, gli esami ematici (emocromo e dosaggio delle immunoglobuline E totali e specifiche), le prove spirometriche e la bronco dilatazione, la riabilitazione respiratoria e gli esami cardiologici.
La terapia inalatoria è sicura e alle dosi abituali sostanzialmente priva di effetti collaterali. Se la tecnica di inalazione non è corretta possiamo aspettarci degli effetti locali indesiderati: il cavo orale può arrossarsi, infiammarsi perché il farmaco non prende la via dei bronchi e rimane in bocca. A questo inconveniente si può ovviare facendo sempre attenzione alla tecnica inalatoria e sciacquando accuratamente la bocca e gargarizzando dopo le aspirazioni con acqua o con un colluttorio.
L’asma si associa anche a aumento delle secrezioni bronchiali in risposta all’infiammazione dei bronchi che è propria della malattia. Le secrezioni in genere sono bianche o trasparenti (senza caratteristiche di infezione e non necessitano in questo caso di terapia antibiotica). Hanno anche una particolare consistenza (collose o particolarmente dense) e alcune volte formano dei piccoli cilindri che rappresentano lo “stampo” dei bronchi. C’è una condizione che può essere associata all’asma, la presenza di bronchiectasie, caratterizzata da tosse cronica con catarro che, in questo caso, può essere frequentemente infetto.
Per un paziente asmatico il limite all’attività sportiva è rappresentato dalla mancata diagnosi di asma e dal mancato controllo della malattia (terapia inadeguata, scarsa aderenza alla terapia). L’attività sportiva è quindi consigliata e può essere affrontata in sicurezza sia con la terapia di fondo che aggiungendo alla medesima una premedicazione con salbutamolo prima di iniziare l’esercizio fisico. Molti campioni di diverse specialità sportive sono asmatici.
I farmaci antiinfiammatori utilizzati per la terapia inalatoria dell’asma appartengono alla categoria dei corticosteroidi inalatori; sono molecole di forma e dimensioni molto diverse da quelle del cortisone che si assume per bocca, agiscono localmente (sulla superficie bronchiale), a dosaggi bassi e sono scarsamente assorbiti. Quindi alle dosi usuali non danno gli effetti del cortisone assunto per bocca, in particolare con comportano incremento del peso corporeo.
L’asma non preclude la gravidanza. L’asma in gravidanza migliora in un terzo delle donne; in un terzo rimane stabile come prima della gravidanza; in un altro terzo si ha un peggioramento dell’asma.
È importante che in gravidanza si prosegua con la terapia inalatoria utilizzando i farmaci inalatori per i quali ci sono evidenze di non tossicità per il feto. La sospensione della terapia per paura dei farmaci espone la donna al rischio di crisi asmatiche gravi dannose per l’ossigenazione del bambino.
Ad un attento esame anamnestico (la storia clinica personale e familiare) e clinico (l’auscultazione del torace) deve seguire la valutazione funzionale con le prove respiratorie. Possiamo trovare segni di ostruzione bronchiale nel qual caso si ripetono le prove respiratorie dopo la somministrazione del broncodilatatore Salbutamolo. Se le prove risultano normali, cosa che accade abbastanza frequentemente, allora si fa un test di stimolazione bronchiale con metacolina , che negli asmatici provoca una modesta broncocostrizione. Quando il test è negativo esclude ragionevolmente l’asma. Esami a completamento della diagnosi sono i test allergologici, l’emocromo con formula e la visita dell’otorino (per valutare le condizioni della mucosa nasale).
Se l’asma porta ad avere difficoltà a svolgere alcune funzioni tipiche della vita quotidiana o condiziona nelle relazioni sociali, si può ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile Inps (in assenza di altre patologie correlate solitamente il 35%, in presenza di altre patologie la percentuale di invalidità sarà maggiore). Il riconoscimento dell’invalidità Civile e dello stato di disabilità in caso di patologia asmatica è conseguente alla diagnosi d’asma.
Per ottenere il riconoscimento per prima cosa bisogna rivolgersi al medico curante (o ad un medico autorizzato come certificatore) per il rilascio del certificato medico introduttivo.
Ottenuto il certificato dal medico curante, è necessario presentare domanda di accertamento all’Inps per via telematica. Chi è abile con il computer può farlo autonomamente, dopo aver acquisito il PIN inps (un codice numerico personalizzato), oppure può rivolgersi entro pochi giorni dall’emissione del certificato, agli enti abilitati (associazioni di categoria, patronati sindacali, CAAF etc). Se non si presenta in tempo la domanda, il certificato scade e bisogna richiederlo nuovamente al medico.
Il paziente viene poi chiamato a visita medico legale entro 90 giorni dalla presentazione della domanda e dovrà presentarsi nella sede Inps territorialmente competente per residenza/domicilio temporaneo portando tutta la documentazione sanitaria che certifica le patologie.
Al termine della visita, verrà redatto un verbale elettronico che riporterà l’esito del riconoscimento di invalidità in percentuale al grado di compromissione della qualità della vita conseguenti alle patologie di cui il paziente è affetto. Il verbale verrà inviato a casa in busta Inps dopo qualche settimana.
Se l’asma ha ridotto l’autonomia personale, in relazione ovviamente all’età, tanto da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella delle relazione, si può ottenere il riconoscimento dei benefici connessi alla gravità delle condizioni di salute.
Per ottenere il riconoscimento della gravità la procedura è la stessa per il riconoscimento dell’invalidità civile. Ottenuto il verbale di portatore di Handicap (art. 3 comma 1) o di Handicap grave (art. 3 comma 3) bisogna rivolgersi agli sportelli Inps territorialmente competenti per l’ottenimento degli specifici benefici connessi al riconoscimento.
In pazienti in età evolutiva non è tanto la diagnosi a determinare il riconoscimento ma la compromissione funzionale.
Se l’asma di un bambino lo porta ad ammalarsi spesso, ad essere assente da scuola per numerosi giorni durante l’anno, se non riesce a fare sport o non riesce a frequentare amici perché è malato, un genitore può presentare per lui la domanda per ottenere il riconoscimento dell’indennità di frequenza Inps.
L’indennità di frequenza è una prestazione economica (es. per l’anno 2017 di 289,00 euro mensili) erogata a sostegno dell’inserimento scolastico e sociale di bambini/ragazzi affetti da patologie croniche. I pazienti hanno diritto all’indennità di frequenza, in particolare, l’indennità di frequenza è riconosciuta ai minori con difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie dell’età (frequentare la scuola, avere relazioni sociali, fare attività extrascolastiche) fino al compimento del 18° anno di età e per i nuclei familiari che non superano il reddito previsto annualmente dall’Inps (per l’anno 2017 il limite è pari a 4.805,19 euro).
Per ottenere il riconoscimento per prima cosa bisogna rivolgersi al pediatra, al medico curante (o ad un medico autorizzato come certificatore), per il rilascio del certificato medico introduttivo.
Ottenuto il certificato dal medico curante, si deve presentare domanda di accertamento all’Inps per via telematica. Chi è abile al computer può farlo autonomamente, dopo aver acquisito il PIN Inps (un codice numerico personalizzato), oppure può rivolgersi entro pochi giorni dall’emissione del certificato, agli enti abilitati (associazioni di categoria, patronati sindacali, CAAF etc). Se non si presenta in tempo la domanda, il certificato scade e bisogna richiederlo nuovamente al medico.
Il paziente verrà chiamato a visita medico legale entro 90 giorni dalla presentazione della domanda e dovrà presentarsi nella sede Inps territorialmente competente per residenza/domicilio temporaneo portando tutta la documentazione sanitaria che certifica le patologie del bambino.
Al termine della visita, verrà redatto un verbale elettronico che riporterà l’esito della valutazione della commissione che non riporterà una percentuale di invalidità civile ma il riconoscimento dello stato di “minore con indennità di frequenza”. Il verbale verrà inviato a casa in busta Inps dopo qualche settimana.
Se l’asma ha ridotto la sua autonomia personale, in relazione ovviamente alla sua età, tanto da rendere necessario un tuo intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sua sfera individuale o in quella delle sue relazioni tanto da costringere i genitori a doversi assentare frequentemente dal lavoro, è possibile ottenere il riconoscimento dei benefici connessi alla gravità delle sue condizioni di salute.
Per ottenere il riconoscimento della gravità la procedura è la stessa per il riconoscimento dell’indennità di frequenza. Ottenuto il verbale di portatore di Handicap (Art. 3 comma 1) o di Handicap grave (Art. 3 comma 3) bisogna rivolgersi agli sportelli Inps territorialmente competenti per l’ottenimento degli specifici benefici connessi al riconoscimento.
La Legge 11.08.2014 n.114 Art. 25 comma 6, ha stabilito che ai minori titolari dell’indennità di accompagnamento per invalidi civili sono attribuite al compimento della maggiore età le prestazioni economiche erogabili agli invalidi maggiorenni, senza ulteriori accertamenti sanitari, ferma restando la sussistenza degli altri requisiti previsti dalla normativa. Il comma 6 Bis definisce che nelle more dell’effettuazione delle eventuali visite di revisione e del relativo iter di verifica, i minori con riconoscimento di invalidità civile e le persone con handicap in possesso di verbali in cui sia prevista rivedibilità conservano tutti i diritti acquisiti in materia di benefici, prestazioni e agevolazioni di qualsiasi natura. La convocazione a visita, nei casi di verbali per i quali sia prevista la rivedibilità, è di competenza di Inps.
Era previsto per settembre 2017 ma è partito solo nel 2018 il certificato specialistico pediatrico,
un documento che semplificherà l’iter sanitario a cui i bambini con disabilità e/o con determinate patologie devono sottoporsi per avere il riconoscimento delle prestazioni assistenziali a cui hanno diritto, a cominciare dall’invalidità civile. Una novità che farà la differenza, in termini di semplificazione, per i bambini con malattie oncologiche, malattie rare, patologie croniche e complesse.
Il progetto sperimentale durerà 18 mesi e coinvolge l’Inps e i tre ospedali pediatrici più importanti d’Italia:
il Bambino Gesù di Roma, il Gaslini di Genova e il Meyer di Firenze, (ci auguriamo verrà poi esteso a tutti gli ospedali pediatrici).
L’accordo permette ai medici che lavorano all’interno di questi tre grandi ospedali pediatrici di produrre un “certificato specialistico pediatrico”, inserendo direttamente nei sistemi informativi dell’Inps, grazie a un PIN personale, tutti i dati necessari per valutare il caso.
Le famiglie così dovranno soltanto inoltrare la domanda all’INPS per le prestazioni assistenziali a cui hanno diritto.
Il certificato telematico è gratuito e raccoglierà fin da subito e in un unico documento tutti gli elementi necessari alla valutazione medico legale, evitando al minore ulteriori esami e accertamenti.
Ogni bambino ha diritto ad essere protetto in modo speciale soprattutto quando si trova in situazioni patologiche (Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, 1989).
È suo diritto continuare la propria istruzione anche nel caso di ricovero breve o di convalescenza a casa (Carta Europea dei bambini degenti in ospedale, 1986).
Gli strumenti per garantire il diritto alla salute e allo studio a bambini con problematiche sanitarie sono espressi nel Protocollo d’intesa stipulato tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Ministero della Sanità (24/10/2003).
Quindi, se l’asma o l’allergia di un bambino lo porta ad essere ricoverato più spesso dei coetanei, ad ammalarsi spesso ed assentarsi da scuola per numerosi giorni durante l’anno o a necessitare di somministrazione di farmaci durante l’orario scolastico, come genitore hai diritto a percorsi facilitanti ed inclusivi offerti dalla scuola.
Sulla base della patologia e della gravità, è possibile presentare per lui richiesta di:
-
- attivazione somministrazione farmaci a scuola
- attivazione servizio istruzione domiciliare e/o scuola on-line
- attivazione scuola in ospedale
- attivazione alunno disabile
Oggi è possibile attivare il servizio d’istruzione domiciliare per minori colpiti da gravi patologie in tutte le realtà territoriali, e riguarda tutti gli ordini e gradi di scuola.
Questa modalità può essere richiesta se durante l’anno sono previste assenze per circa 30 giorni non consecutive per malattia, convalescenza o somministrazione di particolari terapie, presso la scuola frequentata dall’alunno con problematiche sanitarie su proposta documentata da parte dei genitori a cui deve essere allegata certificazione medica specifica. La modulistica per la richiesta si compone di due modelli che devono essere presentati alla Scuola.
L’intervento al domicilio garantisce il diritto allo studio di alunni minorenni con patologie sanitarie e consta nell’invio da parte di insegnanti qualificati al domicilio dell’alunno impossibilitato a frequentare la scuola per problematiche sanitarie.
È possibile inoltre attivare periodici contatti con la scuola frequentata dal bambino grazie all’attivazione della scuola on-line che, attraverso le risorse informatiche della scuola (Pc con web-cam) gli permetterà di partecipare alla vita sociale e alle lezioni didattiche della sua classe riducendo il suo senso di isolamento ed ampliando le sue competenze globali.
Se nonostante le cure preventive ed i farmaci per controllare l’asma, si rendesse necessario un ricovero in ospedale, durante il ricovero tuo figlio potrà frequentare la scuola in ospedale garantita dal MIUR.
La presenza della Scuola in Ospedale è considerata come parte integrante nella cura del bambino/ragazzo e persegue il duplice obiettivo di fornire un supporto sia scolastico che psicologico;
- permette al bambino di mantenere un legame di continuità con la realtà esterna;
- rafforza e motiva la volontà di guarigione;
- consente al bambino malato di non aggiungere al disagio della malattia quello di un ritardo nella sua istruzione.
Se un bambino, oltre alla patologia sanitaria ha anche altre problematiche relazionali, psicologiche o disturbi nell’apprendimento, come previsto dal dpcm n. 185 del 23 febbraio 2006, per garantirgli una piena integrazione scolastica e sociale si può richiedere per lui il riconoscimento dell’accertamento della condizione di alunno disabile.
La domanda su apposito modello deve essere presentata presso la propria Asl competente territorialmente per residenza allegando questi documenti:
- L’attestazione di alunno in situazione di handicap redatta da uno specialista (art. 2 DPR 24/2/94). Questo documento può anche essere compilato da un medico privato convenzionato;
- La diagnosi funzionale: si tratta di un documento fondamentale per attivare il processo di integrazione, diversamente dalla certificazione medica, non si limita ad accertare il tipo e la gravità del deficit ma pone anche in evidenza le potenzialità dell’alunno.
No, la terapia inalatoria con ICS+LABA è indispensabile per tenere sotto controllo lo stato infiammatorio e quindi controllare la malattia per cui deve essere continuata ai dosaggi comunemente prescritti dallo specialista. Anzi si consiglia di contattare il curante per approvvigionarsi di una adeguata scorta di farmaci ed evitare tutti i fattori che possono scatenare la crisi asmatica.
il Fluspiral spray (Fluticasone Propionato) rientra nelle terapie inalatorie di fondo che possono essere prescritte per tenere sotto controllo l’infiammazione che caratterizza l’asma bronchiale. Se il bimbo ha una diagnosi di asma bronchiale è corretto continuare la terapia antinfiammatoria inalatoria concordandola con lo Specialista di Fiducia e con il Pediatra. L’asma bronchiale, infatti, è una malattia infiammatoria cronica delle vie aree; pertanto, necessita di una terapia inalatoria antinfiammatoria da assumere in maniera corretta e costante, altrimenti la malattia non sarà controllata in maniera ottimale. Per capire se si è in presenza di asma bronchiale è indicato eseguire una visita Specialistica con contestuale raccolta anamnestica, esame clinico e funzionale, ovvero spirometria semplice con test di broncodilatazione. Trattandosi di un bimbo di quattro anni si potrebbero riscontrare delle difficoltà nell’esecuzione di tale esame che solitamente risulta indicato sopra ai 5 anni di età. È consigliabile valutare la funzionalità respiratoria del bimbo di età inferiore attraverso la tecnica delle oscillazioni forzate (FOT), qualora la sola valutazione anamnestica e clinica non risultasse dirimente per porre diagnosi di asma bronchiale.
Nella donna l’asma può variare nella gravità delle manifestazioni cliniche in seguito a variazioni ormonali, come avviene per esempio in gravidanza e nella menopausa. Il suggerimento è fare riferimento ad un centro Pneumologico dove deve essere sottoposta ad accertamenti spirometrici, a test farmacologici (broncodilatazione e test alla metacolina) e se necessario ad un completamento dei test per le allergie ad inalanti. La percezione del legame fra asma e reflusso gastroesofageo è esatta. Il reflusso è una condizione che riguarda l’apparato digerente ma che ha importanti riflessi sull’apparato respiratorio sia di pazienti normali che di pazienti asmatici. Quando presente deve essere adeguatamente trattato. Se un paziente asmatico è correttamente inquadrato ed esegue in modo costante e corretto la terapia inalatoria ma non sta bene dobbiamo sempre sospettare che qualche patologia sottostante “crei disturbo” all’asma, ed il reflusso è una di questa condizioni.
Inoltre, è possibile che non si stia assumendo una idonea terapia anti-asmatica e pertanto i sintomi asmatici (complice la menopausa) peggiorano sempre più.
Il consiglio degli specialisti è quindi quello di sottoporsi sempre a visita specialistica con spirometria allo scopo di fare una valutazione delle funzioni respiratorie e quindi decidere la terapia migliore.
Data la diagnosi effettuata in questi casi le terapie sono molto articolate e prevedono anche l’uso di steroidi (cui si paga il conto in effetti collaterali), ma è il solo modo per controllare la malattia asmatica. Il paziente ha però la “fortuna” (per così dire!) di avere una componente eosinofilica che identifica una precisa “tipologia” di asma e dovrebbe sottoporsi alla terapia con biologici perché il risultato potrebbe essere molto significativo, consentendo un risparmio di cortisone.
Premessa alla risposta: ogni caso deve essere valutato contestualmente alla prove respiratorie e alla visita specialistica, in questo caso multidisciplinare Otorino-Pneumologo.
Premettendo che avere una rilevante poliposi nasale costituisce un fattore di rischio per un’asma di più difficile controllo, sono tre gli errori fondamentali:
1. La poliposi nasale va trattata in modo CONTINUATIVO CON STEROIDI NASALI, cosa che non è stata fatta e, di conseguenza, i polipi si sono riformati (purtroppo avviene frequentemente!)
2. Il Foster 100 (o altri prodotti equivalenti) NON VA MAI SOSPESO essendo il trattamento di elezione nel controllo dell’asma, e, a maggior ragione, se c’è poliposi nasale.
3. Il Kenacort non va mai usato nell’asma essendo un cortisonico a lunga durata di azione che può dare rilevanti effetti collaterali (cosa che è avvenuta). Solo il medico può stabilire se usare cortisonici, ma solo prodotti non ritardo e consigliati in base a valutazioni cliniche.
In generale si consiglia di prenotare una visita pneumologica con prove respiratorie e un controllo dall’Otorino.
La scelta del farmaco biologico deve essere fatta successivamente ad un’attenta endo-fenotipizzazione della malattia per poter scegliere il biologico migliore per il paziente. Le nuove terapia biologiche in asma grave si presentano davvero come vere e proprie terapie di precisione, garantendo outcomes sorprendenti per il paziente. Si consiglia di parlarne con uno Pneumologo di Fiducia, vedendo insieme a lui tutti gli accertamenti necessari: Emocromo con formula, IgE tot e specifiche per inalanti, assetto umorale e auto-anticorpale, spirometria globale, FeNO etc…
Il test per lo studio della diffusione del monossido di carbonio o CO (DLCO) ci consente di comprendere lo scambio di gas (ossigeno e anidride carbonica) tra aria alveolare e sangue capillare polmonare attraverso la membrana alveolo-capillare. E’ un test molto semplice da effettuare, ma la sua interpretazione necessita di una valutazione attenta del paziente. Una riduzione della capacità di diffusione alveolo-capillare può essere determinata infatti da tanti fattori che possono interessare per esempio la membrana alveolo-capillare stessa (un ispessimento della membrana nelle malattie interstiziali), il contenuto emoglobinico del paziente (l’anemia è una causa molto comune di riduzione della DLCO), ma anche la superficie di scambio alveolo-capillare (le malattie ostruttive possono comportare una riduzione della DLCO).
L’asma è una malattia eterogenea con elevata variabilità tra i pazienti. Negli anni è stato possibile identificare due principali differenti pattern infiammatori sottostanti (o endotipi) l’asma bronchiale con l’obiettivo di prevedere la naturale evoluzione clinica e orientare scelte terapeutiche sempre più mirate e personalizzate: pattern infiammatorio Th2 e pattern infiammatorio non-Th2.
Nell’ambito dell’asma grave con pattern infiammatorio Th2 c’è proprio l’asma eosinofilico che è caratterizzato da elevati valori di eosinofili nel sangue (conta degli eosinofili nel sangue in valore assoluto ≥150/μl ), elevati valori di FeNO ≥20 ppb, spesso poliposi nasale, frequenti riacutizzazioni infettive, insorgenza in età adulta, e frequente ricorso a terapia steroidea sistemica.
In questo specifico endotipo di asma bronchiale, si riconosce all’elevato numero degli eosinofili sierici e/o endobronchiali un ruolo fondamentale nello scarso controllo della malattia.
Gli eosinofili sono un tipo di globuli bianchi che rivestono un importante ruolo nella risposta dell’organismo alle reazioni allergiche, e alle infezioni da parassiti, ma contribuiscono anche alla risposta infiammatoria cronica dell’asma bronchiale.
I nuovi farmaci biologici, approvati nell’ asma grave, hanno la capacità di intervenire selettivamente su target infiammatori specifici dei diversi endotipi asmatici, e i due anticorpi monoclonali che ti sono stati proposti intervengono proprio sull’endotipo eosinofilico.
In particolar modo, il mepolizumab è capace di legarsi all’interleuchina-5 (IL-5), sostanza in grado di reclutare e di attivare biologicamente le cellule eosinofile, e il benralizumab di legarsi alla catena alfa del recettore dell’interleuchina 5 (IL-5αR) espresso sugli eosinofili e sui basofili, portando ad una loro apoptosi, cioè alla morte programmata di queste cellule. Pertanto entrambe le terapie ti garantiranno una riduzione della conta degli eosinofili nel sangue, ma anche endobronchiali, e un miglior controllo dell’asma bronchiale stessa.
Viene consigliato mepolizumab per via sottocutanea (100 mg), come terapia aggiuntiva nei pazienti con asma grave eosinofilo che non sono adeguatamente controllati da alte dosi di ICS e una terapia aggiuntiva (ad esempio LABA) e che hanno la conta di eosinofili nel sangue ≥ 150 cellule/μL all’inizio del trattamento o ≥ 300 cellule/μL nell’anno precedente. Mentre benralizumab è indicato come trattamento aggiuntivo nei pazienti con asma grave eosinofilo non controllato da alte dosi di ICS più una terapia aggiuntiva. La dose raccomandata di benralizumab è 30 mg per via sottocutanea ogni 4 settimane per le prime 3 dosi e successivamente ogni 8 settimane.
I pazienti con asma grave in terapia con farmaco biologico (Omalizumab , Mepolizumab Benralizumab, Tezepelumab ) NON devono sospendere la somministrazione del farmaco e devono mantenere la periodicità delle somministrazioni. Per i pazienti a cui si somministra il farmaco da parte del curante o che si trovano in auto-somministrazione, i PIANI TERAPEUTICI sono tutti PROLUNGATI e quindi l’approvvigionamento del farmaco è regolare.
NON è consigliato procedere alla auto-somministrazione al proprio domicilio senza adeguata, corret-ta e completa istruzione ma ci si può confrontare con lo specialista sull’opportunità di essere avviato a questa fase nel proprio percorso di cura.
Ove si renda necessario accedere all’ambulatorio dell’Asma Grave per la somministrazione, questo accesso viene organizzato nella massima sicurezza per il paziente e per gli operatori.
Ovviamente chi sa di essere allergico è facilitato rispetto a chi non sa di esserlo e non ha esperienze a riguardo. Sebbene alcuni dei sintomi dell’allergia possono essere presenti anche nei soggetti contagiati da coronavirus la sintomatologia principale dell’infezione da COVID-19 è la FEBBRE ELEVATA, la TOSSE INGRAVESCENTE, la MANCANZA DI RESPIRO, la DIARREA e le MIALGIE. In questi casi è necessario prima di recarsi al pronto soccorso consultare il proprio medico di base o i numeri dedicati all’emergenza.
In questi casi è necessario annotare il tipo di reazione, quale/quali farmaci l’hanno provocata, quali farmaci si stanno eventualmente già assumendo e tollerati. In caso di necessità il medico curante/ specialista le darà delle indicazioni al riguardo.
La situazione deve essere valutata caso per caso. Ovviamente è necessario attenersi alle disposizioni ministeriali, come nel caso della prevenzione da coronavirus; in generale è consigliabile valutare la possibilità di attivare lo smart-working.
No la terapia NON DEVE essere sospesa poiché potrebbe essere ridotta la protezione in caso di puntura di imenotteri. Una sospensione per un intervallo di tempo superiore alle 6-8 settimane prevede una rimodulazione delle somministrazioni che sarà stabilito insieme con lo specialista.
Per rispondere con completezza alla domanda sarebbe utile comprendere se questa allergia è in qualche modo conseguenza di una attività professionale.
Affinché l’allergia venga riconosciuta come malattia professionale, deve essere direttamente collegata all’attività che si svolge. In altre parole, si deve trattare di una malattia per causa di servizio.
Per ottenere questo riconoscimento si dovrà dimostrare:
- di essere esposto al rischio specifico con riferimento alle mansioni svolte, alle condizioni di lavoro, alla durata e all’intensità dell’esposizione;
- provare l’esistenza della malattia, con la presentazione di una certificazione sanitaria;
- presentare un certificato medico in cui si attesti la presunta origine professionale della malattia;
- essere avvallato dalla denuncia del datore di lavoro, se la malattia si è manifestata in costanza di rapporto di lavoro.
Per quanto riguarda il riconoscimento dell’Invalidità civile per allergia al Nichel purtroppo ancora non vi è un codice specifico nelle Tabelle medico-legali INPS.
La rinosinusite cronica con poliposi nasale è una malattia cronica. NON SI GUARISCE. Non recidiva tecnicamente, ma si dovrebbe parlare di persistenza. Ciò a causa del fatto che i polipi nasali in sé non sono la malattia. Essi sono invece l’effetto ed il risultato di una malattia della mucosa nasale. Quindi, finché la malattia all’origine non scompare, i polipi possono continuare a formarsi.
Per una diagnosi di poliposi nasosinusale occorre effettuare una valutazione otorinolaringoiatrica-rinologica completa che comprende:
• Anamnesi rinologica: colloquio con lo specialista mirato alla puntualizzazione dell’insorgenza dei sintomi, all’evoluzione della patologia di base (asma, vasculite, neuropatia). Si visionano gli esami del sangue con particolare attenzione ai valori degli eosinofili. Viene somministrato un questionario (SNOT-22) che indaga sintomi nasali e sistemici e che determina un paramento importante per la classificazione della gravità della patologia.
• Edoscopia nasale: con ottiche flessibili o rigide collegate ad uno schermo si effettua un’endoscopia delle fosse nasali. Questo permette di evidenziare la presenza, la localizzazione e l’estensione della poliposi nasale
• Citologia nasale: tramite un piccolo spazzolino si raccoglie del muco dalle fosse nasali, si striscia e fissa su un vetrino, si colora e si osserva al microscopio ottico. Questo è un esame molto importante che ci permette di studia le cellule nasali con particolare attenzione alle cellule dell’immunoflogosi (eosinofili, mastociti, neutrofili…)
Una volta effettuati questi accertamenti, uniti ad una valutazione radiologica mediante TC del massiccio facciale, sarà possibile effettuare una diagnosi di precisione ed impostare così la terapia più adeguata.
Nella maggior parte dei pazienti con EGPA la prima manifestazione di malattia è caratterizzata da un’infiammazione naso-sinusale cronica (spesso riscontrata anche molti anni prima della diagnosi vera e propria di EGPA).
I sintomi più frequenti sono: ostruzione nasale, rinorrea (naso che cola) e starnutazioni.
Quando questi sintomi cronicizzano e si associano a diminuzione o perdita dell’olfatto, alterazione del gusto, cefalea, algie al volto, è lecito iniziare a supporre la presenza di una poliposi nasale.
La poliposi nasale compare quando l’infiammazione a livello mucosale (in questo caso dovuta alla persistenza di alti livelli di eosinofili sia ematici che nasali) determina una modificazione della mucosa nasale che si estroflette e si “gonfia” andando a creare delle vere e proprie neoformazioni fibrose-mucosali, i polipi nasosinusali.
Assolutamente nessuna.
Assolutamente no, è possibile intervenire sulla patologia sia attraverso l’intervento chirurgico sia grazie alla terapia medica. Solo in caso la terapia con i farmaci non dà il risultato voluto o se la diagnosi è stata fatta tardi, con polipi già grossi e numerosi, allora è necessario ricorrere alla chirurgia.
Certamente sì – non sempre in modo definitivo.
Se la patologia riduce l’autonomia personale, in relazione ovviamente all’età, tanto da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella della relazione, si può ottenere il riconoscimento dei benefici connessi alla gravità delle condizioni di salute. Dipende quindi da quanto la patologia influenzi e limiti la capacità di occuparsi autonomamente di sé.
I dati che abbiamo a disposizione mostrano come la rinosinusite con poliposi nasale possa avere effetti negativi sulle nostre funzioni cognitive, e in particolare sulla capacità di focalizzare e mantenere l’attenzione. Il trattamento di tale patologia è però in grado di migliorare le prestazioni cognitive dei pazienti fino a riportarle a valori normali.
La situazione descritta è comune a molti pazienti. Il fatto di soffrire di una patologia cronica implica un continuo processo di adattamento alla malattia stessa e al suo trattamento. È quindi “normale” che anche chi di solito è molto attento alla gestione della terapia, attraversi dei momenti di sfiducia e desideri “fare come se la malattia non esistesse”. L’importante è non colpevolizzarsi e rivolgersi con fiducia al proprio medico. È importante spiegare le difficoltà che si sperimentano in questo periodo ed insieme riuscire a concordare una strategia di gestione della malattia che permetta di riprendere il controllo.
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